LA STORIA DI MIRKO CAPPELLI: LO SPORT COME INSEGNAMENTO DI CONDIVISIONE

 

In questi anni la parola condivisione è una parola molto utilizzata, grazie anche all’avvento dei social e al loro utilizzo, la parola ricorre spesso quando vogliamo condividere con amici, conoscenti, ecc.. un video divertente, un’immagine suggestiva o una meta turistica. Quando si tratta invece di dover condividere un allenamento la condivisione risulta più difficile e non certo automatica.

Perché andare in palestra per molti vuol dire mettersi “a nudo”, far vedere una parte a molti sconosciuta, confessare le proprie insicurezze ed esporre parti del nostro fisico che vorremmo migliorare quindi condividere un allenamento personalizzato dove possano emergere anche i limiti non è sempre facile.

Perché oggi parliamo di condivisione? Perché il percorso di Mirko all’interno del nostro Club si basa tutto sulla condivisione come stimolo.

Piccolo spoiler, la sua intervista finirà con “Non è detto che gli altri mi vedano come mi vedo io





Sappiamo che non sei proprio delle nostre zone, di preciso sei di Ascoli quindi cosa ti ha portato al Club?

Principalmente la necessità: ho lavorato per anni alla filiale della mia azienda a San Benedetto, poi ad Ottobre 2020 sono stato trasferito alla filiale di Teramo. Mi ha diretto al vostro Club una mia collega che si allenava qui prima di trasferirsi a Giulianova. La mia pausa pranzo è il tempo che posso dedicarmi e la mia scelta su di voi è per i numerosi servizi che offrite nella fascia dell’ora di pranzo.

 

In cosa consiste il tuo percorso?

Mi alleno quattro volte a settimana: due volte mi alleno con il personal trainer Giustino in duetto con un mio compagno di allenamento e due volte frequento il corso di gruppo fitness di Giuliano

Da poco ho iniziato anche a farmi seguire dal vostro nutrizionista Dott. Fortunato per raggiungere al meglio il mio obiettivo di ridurre la massa grassa che dai risultati della Tanita (bilancia empendeziometrica) è proprio impercettibile, ma che per me c’è.


Fin dalla tua prima iscrizione le tue attenzioni sono state rivolte ad un allenamento di gruppo, come mai?

È vero, ho iniziato fin da subito ad allenarmi in gruppo insieme ai miei colleghi. Poi quando mi hanno “abbandonato” ho provato ad allenarmi in solitaria con qualche vasca di nuoto libero.  In questa fase ho capito di preferire l’allenamento di gruppo. Condividere e dare sono due azioni che preferisco. In questo modo riesco ad alleggerire la fatica ma anche a sdrammatizzare con quattro chiacchiere e due risate




Qualcuno potrebbe dire che questa tipologia di allenamento distrae, tu invece che vantaggi ci trovi?

Per me è un beneficio ed uno stimolo: capire di non essere l’unico ad avere certe difficoltà o certe barriere da abbattere migliora la mia autostima e mi sprona a fare di più. Il rapporto parte comunque circoscritto e limitato all’allenamento, però diventa un’occasione per socializzare e per creare rapporti che ti aiutano a vedere le cose sotto un altro aspetto. Spesso fa bene cambiare.

Quest’affermazione la reputi veritiera anche nello sport?

Certo, cambiare non vuol dire sbagliare. Se noto che il mio corpo è fermo e non migliora, vuol dire che devo apportare delle modifiche al mio allenamento. E come si cambia in meglio? Confrontandoti, condividendo le tue sensazioni: l’istruttore mi aiuta ad apportare le giuste modifiche al mio piano di allenamento, il mio compagno di allenamento mi aiuta con l’impatto mentale

Possiamo riassumere dicendo che per te lo sport è condivisione

Sì, ho fatto sempre sport di squadra perché preferisco condividere la mia esperienza con altre persone e con condividere intendo donare agli altri quello che so fare io. L’individualismo non mi piace perché lo trovo poco stimolante per la crescita. Tutto quello che facciamo presenta, anche si in minima parte, delle difficoltà quindi avere qualcuno che ti accompagna è sempre un punto di forza




Ad una persona che potrebbe mostrare timore nel condividere una seduta di allenamento, che consigli daresti in base alla tua esperienza?

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A qualsiasi dubbio risponderei che questa esperienza è da ogni punto di vista uno stimolo. Per esempio, so che il mio attuale compagno di allenamento ha fatto degli sforzi per arrivare dove è adesso, quindi contribuire alla sua crescita è per me una spinta a non fermarmi.

Condividere vuol dire mostrare ad una persona che non fa parte della tua vita quotidiana, anzi direi del tutto estranea, una o più insicurezze sul tuo corpo però credo che sia anche quello lo scoglio da superare. Non sempre esporsi è un’arma di giudizio, io sono già un esempio, io mi vedo con del grasso di troppo, il mio compagno di allenamento mi aiuta a vedere la cosa da un altro punto di vista e questo mi aiuta a togliere barriere e limiti che mi sono autoimposto, insomma mi apre la mente perché non è detto che gli altri mi vedano come mi vedo io.

 

Abbiamo chiesto un commento tecnico al nostro Personal Trainer Giustino Romandini per capire in cosa consiste il duetto e come si sviluppa questo tipo di allenamento personalizzato



Il duetto è un allenamento di coppia tra due amici o, cosa ancora più bella, tra due persone che si conoscono in struttura e che decidono di intraprendere un percorso insieme. Certo, la condivisione dell’allenamento è per noi personal trainer un aiuto per spronare le persone ad essere più produttive, ovviamente l’allenamento in duetto non perde di personalizzazione sia in termini di risultati da raggiungere e di limiti che ognuno di noi ha e dei quali non si può ignorarli.

Organizzare il duetto non vuol dire che se una persona solleva 10 kg allora altrettanto deve fare l’altra; vuol dire realizzare esercizi comuni che possono comunque differire di peso o di serie in base alla persona che li realizza

Nel duetto entra in gioco il fattore “lavoro in condivisione”, aumentando così il divertimento, la coesione e la voglia di sudare  


Tornando a Mirko, la sua testimonianza ci ha fatto capire che non bisogna aver paura di mostrare se stessi. Ci sarà sempre qualcuno pronto a commentare o giudicare ma darci la possibilità di vederci con occhi altrui spesso può aiutarci a far capire che siamo troppo critichi con noi stessi.

Frida Kahlo diceva “Se potessi darti una cosa nella vita, mi piacerebbe darti la capacità di vedere te stesso attraverso i miei occhi. Solo allora ti renderesti conto di quanto sei speciale per me”






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