A volte la vita ci sorprende, e non
sempre in modo gentile. Le cose inaspettate arrivano all’improvviso, ci
travolgono e spesso ci trovano impreparati. E allora, che si fa? Ci si ferma?
Si alza bandiera bianca? La risposta è semplice, anche se non sempre facile:
no. Si va avanti. Con fatica, con paura, ma anche con coraggio. Perché nessuno
è incapace di farlo — e soprattutto, nessuno deve farlo da
solo.
Oggi vogliamo raccontarvi la storia di
Benedetta, una donna che ha dovuto guardare in faccia una delle sfide più grandi:
un tumore al seno. Una diagnosi che cambia tutto, che stravolge la quotidianità,
il corpo, la percezione di sé. È come un fulmine a
ciel sereno che scuote ogni certezza, costringendoti a ricostruirti pezzo dopo
pezzo, dentro e fuori.
Il corpo cambia, sì. E insieme a lui cambi
anche tu. Ma questo non significa che il benessere debba svanire, che la forza
non possa tornare, che la vita non possa ancora essere piena. Si può ricominciare.
Si può rinascere. Si può tornare a sentirsi forti, belle, vive. Anche quando
sembra impossibile, ce la puoi fare. Eccome se ce la puoi fare

   
1.Ti
va di raccontarci, in poche parole, il percorso che hai affrontato e come ti
sei sentita nel momento in cui è finito?
 
Raccontare il mio percorso sia passato che attuale in poche
parole non è facile, credo che per capire bene ciò che una persona affronta,
bisogna rivivere un po’ insieme le varie fasi. 
Tutto iniziò a dicembre
2022 quando, dopo aver sentito una pallina presente da quasi un mese al seno,
decisi di prenotare un’ecografia, dalla quale risultò che non solo le palline
fossero due, ma che avessero anche dei contorni frastagliati
  
Mi suggerirono una visita senologica e una biopsia che effettuai
all’ospedale dell' Aquila tra il 19 e il 21 dicembre 2022. Il 17 gennaio 2023
arrivò ufficialmente la diagnosi di tumore al seno e poi altre due date chiave:
il 30 gennaio  l’operazione e il 14 Marzo
la prima seduta di chemioterapia.
 
Il tumore al seno è un percorso che anche dopo la guarigione
non risulta finito.
A 32 anni presento una menopausa indotta che comporta diverse
conseguenze e, avendo avuto un tumore che si alimentava degli ormoni estrogeni
prodotti dal mio corpo, prendo un inibitore dell’aromatasi ed eseguo una
puntura che funge da soppressore ovarico per evitarne la produzione 
 
Ogni sei mesi effettuo dei follow-up; cioè dei controlli
periodici tra visite e mammografie in modo da essere sempre monitorata
 
2.Cosa ti ha spinta, dopo il percorso oncologico, a voler
riprendere a muoverti e a rimettere in gioco l’attività fisica?
 
Con la cura per la menopausa indotta sono iniziati diversi
“disturbi”: problemi articolari, problemi di memoria, insonnia, vampate,
insomma un susseguirsi di cose che rendono la tua vita diversa da quella che
era prima ma la decisione di avvicinarmi all’attività fisica è stata indotta
anche dal cambiamento che ha subito il mio corpo
 
La chemioterapia comunque fa uso di una diversa quantità di
cortisone  in pochissimo tempo che ha
reso il mio corpo molto gonfio tanto da non riuscirmi più a guardare allo
specchio
 
3. Come sei arrivata al Club e cosa ti ha colpito del nostro
approccio?
 
Sono arrivata al Club perché è una delle palestre più complete
della nostra città nel senso che avevo già frequentato altre palestre ma non
mi ero mai trovata bene e quindi andando un po’ per esclusione un po’ perché sapendo della possibilità di fare sia
sala che piscina, ho scelto voi
  
Mi è piaciuto il vostro approccio di non buttarmi senza guida
verso la palestra, ma mi è stato dato un appuntamento con l’istruttore che  ancora adesso è il mio personal trainer per
parlare del percorso migliore per me
 
È stato un incontro che ha alleviato anche le mie paure di
allora: oltre al fatto di non piacermi assolutamente fisicamente, la mia vita,
e quindi anche io, era stata totalmente scombussolata dal percorso di
chemioterapia, farmaci e punture per non avere il ciclo e questo appuntamento
diciamo che è stata  la scossa che mi è servita per riprendere in mano la
mia vita
 
4. Perché hai scelto di lavorare con un personal trainer e
seguire un percorso personalizzato?
 
È una scelta che faccio ogni giorno da marzo 2024. Già dal primo
incontro con il vostro istruttore Giuliano Rossi mi colpì il suo modo di
parlare delle mie paure, delle mie preoccupazioni e delle mie difficoltà, tanto che mi
uscì spontaneamente la domanda “ma tu non puoi seguirmi?”
 
5. Ricordi le emozioni delle prime sedute, quando hai ripreso
contatto con il tuo corpo?
 
Le prime emozioni ammetto che non sono state belle ma perché
influenzate dalla mia paura iniziale derivante dall’anno in cui non avevo fatto
assolutamente nulla se non dentro e fuori dall’ospedale, le terapie cortisoniche,
i dolori, le vampate e il fatto che non mi piacevo, i capelli che stavano
ricrescendo…ma la fortuna di avere accanto una persona come Giuliano, che ha
un’empatia
innata, mi ha aiutata;  perché molte volte era lui che ci
credeva al posto mio ed è riuscito a capire le mie emozioni spesso anche più di
me 
6. Cosa rappresentano oggi per te questi due appuntamenti
settimanali di allenamento?
Rappresentano un momento per me stessa che prima della malattia
non avevo perché la malattia
ti aiuta anche in questo a capire che tu vieni prima di tutto e quindi a capire
l’importanza di  prenderti cura di te
stessa
Sapere, poi, di avere un appuntamento, quindi
una persona che ti aspetta, ti aiuta ad avere più costanza, anche se io senza quei due allenamenti è come se mi
mancasse un pezzo 
7. Hai notato cambiamenti - nel corpo, nell’energia o magari
nella fiducia in te stessa - da quando hai iniziato questo percorso?
Diciamo che c'è una Benedetta prima ed una Benedetta dopo la
palestra
I cambiamenti quindi sono stati proprio evidenti: io sono
entrata nella vostra palestra che non mi piacevo, non mi guardavo allo
specchio, non sorridevo, avevo diversi dolori e tantissime insicurezze. Oggi mi guardo allo specchio e mi piaccio
Ovviamente nel tempo allenarmi costantemente mi ha portato a
migliorare il mio movimento:  ho visto
una Benedetta che quasi due anni fa non riusciva ad alzare una busta della
spesa e invece adesso lo fa tranquillamente, una Benedetta che ha molta più
forza, che ha molto più fiato, che ha molta più coscienza di sé, che è molto più felice
 8.  Quanto ha contato
per te sentirti accolta, capita e seguita in un ambiente positivo come questo?
Sentirmi accolta, capita e soprattutto seguita in un ambiente
positivo aiuta perché quando
tu entri in palestra, qualunque sia il tuo stato d’animo, esci con un’emozione del tutto diversa. Se entri triste o stanca o dolorante, esci
col sorriso: vuoi per l’adrenalina, vuoi perché ti sei sentita accolta o perché in quell’ora ti sei sfogata. O vuoi perché sei passata in reception hanno fatto una
battuta e ti sei messa a ridere, magari neanche quando tu non eri in quel mood
Questo è fondamentale; entrare in un posto dove intorno a te
vedi tanta positività ti porta per forza ad essere positivo e a far sì che
il tuo umore cambi
 9. Che messaggio vorresti dare a chi sta affrontando un
percorso oncologico e sogna di ritrovare benessere e normalità?
Di non mollare…è un po’ una frase fatta e anche un po' banale, però è la verità
Ritrovare il benessere con se stessi, fisico e mentale è
difficile perché affrontare
un tumore al seno è un po’ instabile dato che si viene da una terapia ormonale che
non sempre ti fa essere lucida e ti mette davanti a diverse complicazioni come
perdita di memoria, difficoltà di concentrazione,  sbalzi di umore, dolori muscolari… però nel
momento in cui entro in palestra queste cose è come se svanissero
Vorrei poi porre l’attenzione sulla prevenzione: non bisogna mai
sottovalutare nessun segnale del nostro corpo, perché se io, forse, mi fossi ascoltata di più,
come faccio ora, mi sarei accorta prima di quello che avevo e magari non sarei
arrivata a fare una doppia mastectomia
Però consiglio di affrontare la situazione con
un atteggiamento produttivo: io non ho mai detto perché a me, ho sempre detto che forse anche questa
cosa che ho vissuto mi è servita per crescere, per conoscermi meglio e per
spronarmi ad essere migliore. In questo sicuramente la palestra mi ha aiutato
molto perché certe
volte mi verrebbe da rinunciare eppure, 
nonostante la mia testa mi blocchi, vedere che c’è qualcuno che ci crede, 
che sa che io quella cosa la posso fare e che mi porta a raggiungere quell’obiettivo,  mi dà una carica e una sensazione di
benessere che è difficile da spiegare

La testimonianza di Benedetta è l’esempio ma soprattutto la
prova di come l’attività sportiva abbia un ruolo importate in questi percorsi
L’attività fisica è oggi
riconosciuta come parte integrante del percorso terapeutico del paziente
oncologico. Numerose evidenze scientifiche dimostrano che il movimento,
adattato alle condizioni cliniche e al tipo di trattamento, migliora la
tolleranza alle terapie, riduce la fatica correlata al cancro e favorisce il
recupero funzionale e psicologico.
Dal punto di vista fisiologico, l’esercizio contribuisce a
modulare la risposta infiammatoria e immunitaria, a mantenere una migliore
composizione corporea e a preservare la massa muscolare, contrastando la
sarcopenia e la cachessia neoplastica. Migliora inoltre la funzione
cardiovascolare e la capacità aerobica, riducendo il rischio di complicanze
metaboliche.
Sul piano psicologico, l’attività fisica regolare
favorisce una migliore qualità di vita, riducendo ansia e depressione e
restituendo al paziente una maggiore percezione di controllo sulla propria
condizione.
Considerata una vera e propria terapia
non farmacologica, l’attività
fisica va prescritta in modo personalizzato e supervisionato, integrandosi nel
percorso multidisciplinare oncologico. Anche un esercizio moderato, costante e
sicuro può produrre benefici clinici significativi e duraturi.
Pertanto, il Club ha supportato  il progetto dell’associazione no profit Il
Mondo di Anna “Movimento è cura” ( link articolo blog a riguardo) che si pone l’obiettivo
di garantire attività sportiva gratuita per i pazienti oncologici al primo anno
di diagnosi in modo da non interrompere il dialogo tra corpo e mente 
Giorgia D’Autorio, Club Manager e
Presidente dell’associazione, è pronta ad accogliere chiunque voglia iniziare
questo percorso giorgia@interamniaclub.it
Tornando a Benedetta, non vediamo solo una
donna che ha affrontato una malattia: vediamo una forza che ha scelto di non
arrendersi, una luce che ha saputo riaccendersi anche dopo il buio.
Il suo percorso ci insegna che il
benessere non è soltanto qualcosa che si perde o si ritrova, ma qualcosa che si
costruisce, giorno dopo giorno, con pazienza, con amore e con la volontà di
prendersi cura di sé.
Siamo profondamente felici di vedere come
Benedetta abbia ritrovato il suo equilibrio, la sua vitalità e quella serenità che
credeva perduta. Oggi il suo corpo parla di rinascita, la sua energia racconta
di coraggio, e il suo sorriso è la prova che il benessere può tornare — più
forte, più consapevole, più vero di prima.
 
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