Nuotare oltre i confini: testimonianze di giovani con disabilità intellettive e relazionali nelle piscine

Nella piscina del nostro club, sotto la guida dell'istruttrice Francesca De Nigris, si svolge quotidianamente uno spettacolo straordinario: giovani con disabilità intellettive e relazionali si immergono nelle acque con una determinazione che sfida i limiti del corpo e della mente. Questi ragazzi, spesso sottovalutati dalla società, trovano nella pratica della piscina non solo un modo per sviluppare le proprie abilità fisiche ma anche un'opportunità per esprimere sé stessi e superare ostacoli che sembrano insormontabili.

Le loro testimonianze sono racconti di coraggio, perseveranza e gioia che illuminano l'importanza dell'inclusione e della possibilità per tutti di perseguire i propri interessi e passioni, indipendentemente dalle sfide che la vita può presentare.


In questo articolo, esploreremo le storie di questi giovani nuotatori, le sfide che affrontano e i trionfi che celebrano, offrendo uno sguardo intimo su un mondo spesso misconosciuto ma ricco di ispirazione.





Cosa fate in piscina con Francesca?


Lorenzo De A.: "Facciamo di tutto: nuoto a dorso, a stile libero, rana e delfino. Mi piace fare la rana; facciamo anche le gare."


Lorenzo C.: "Mi piace tanto venire in piscina. Lo stile libero è il mio preferito, ma pratico anche il dorso e adoro i tuffi. Partecipare alle gare è entusiasmante e ho vinto 12 volte."


Come avete iniziato questo percorso?


La mamma di Lorenzo De A.: "Abbiamo iniziato questo percorso per farlo muovere e anche per farlo socializzare. Ha iniziato all'età di 3 anni con l'acquagym, poi il percorso è proseguito abbastanza naturalmente, grazie anche al gruppo che si era formato e all'ambiente."


Lorenzo C. insieme alla mamma: "Siamo partiti da Montorio, dove abbiamo subito apprezzato Francesca, che abbiamo seguito fino qui al Club."


Come è stato di aiuto questo percorso?


La mamma di Lorenzo De A.: "Oltre alla socializzazione, è diventato per lui una forma di autonomia personale e di indipendenza. È stato molto positivo trovare persone simili a lui con le quali confrontarsi. Il maggior aiuto, però, è stata l'istruttrice Francesca; la seguiamo perché non è scontato trovare una persona dedicata a un gruppo con diverse patologie, trattandoli come atleti."





Durante questo percorso ci sono state delle difficoltà?


La mamma di Leonardo: "È stato un percorso lungo e complesso, ma vedere i ragazzi riuscire a fare gruppo è stata una grande vittoria per noi, anche perché hanno processi di sviluppo e apprendimento un po' diversi. È stato utile iniziare con un approccio ludico, quindi è stato positivo farli partire da subito, facendo così diventare l'acqua una seconda casa e un ambiente di tranquillità e comfort."


La mamma di Lorenzo De A.: "Ci sono state difficoltà anche classiche, come la pigrizia; però poi l'esigenza di farli muovere ci ha spinti a spronarli. È vero anche che loro sono abituati a certe routine, quindi, una volta stabilita un'abitudine, la seguiranno."


Lorenzo C. insieme alla mamma: "Lui di base interagisce poco, ma all'inizio aveva molta paura dell'acqua e Francesca lo ha aiutato a superarla, paradossalmente, con la profondità dell'acqua stessa. Francesca è stata di grande aiuto perché conquista subito la loro simpatia e fiducia con la sua competenza e affabilità."


Perché proprio la piscina?


La mamma di Leonardo: "Leonardo, essendo non vedente, spesso ha paura di muoversi in ambienti sconosciuti che potrebbero metterlo in pericolo; in acqua, invece, si sente sicuro, avendo minori possibilità di farsi male."


La mamma di Lorenzo De A.: "L'acqua, insieme alla musica e al cibo, rappresenta per loro un elemento di piacere. Ovviamente, ciascuno con le proprie difficoltà, perché, con o senza patologie, ognuno ha le sue caratteristiche distintive."


Avete percepito difficoltà nel creare questo gruppo?


La mamma di Lorenzo De A.: "Forse all'inizio sì, ma penso che abbia aiutato il fatto che questi ragazzi non hanno il concetto di 'diverso'; quindi, non fanno distinzioni e condividono lo stesso piacere per l'acqua, crescendo insieme attraverso la routine di allenamento e le competizioni."



In luogo di un commento tecnico, abbiamo scelto di riportare le parole dell'istruttrice Francesca De Nigris, che enfatizzano come questi ragazzi siano atleti a tutti gli effetti, impegnati in questo sport con dedizione.




Questi sono gli atleti della nostra squadra di nuoto della FISDIR, cioè della Federazione Italiana Sport Disabili Intellettivi e Relazionali. In fondo, sono atleti come tutti gli altri.


Lo sport paralimpico offre a tutti la possibilità di misurarsi con i propri pari senza alcuna diversità o discriminazione. Non sono soggetti da aiutare per forza o da compatire, ma atleti che si allenano come chiunque altro e trovano nello sport uno spazio per mostrare di cosa sono capaci e per affermare la loro presenza.


La competizione è solo l'apice di un allenamento duro e impegnativo che ogni sportivo conosce bene, ma rappresenta anche un modo per emergere dall'invisibilità che spesso circonda questi ragazzi. Sono presenti, si allenano come tutti e partecipano alle gare perché sono bravi, si impegnano e sono veri sportivi.



Tornando ai ragazzi, queste testimonianze ci ricordano che la forza e la determinazione possono superare qualsiasi ostacolo. Attraverso il potere della resilienza e dell'inclusione, dimostrano che non ci sono limiti invalicabili quando si tratta di inseguire i propri sogni e realizzare il proprio potenziale. Le piscine diventano così non solo luoghi di esercizio fisico ma santuari di emancipazione e autorealizzazione, dove ognuno può trovare il proprio spazio, nuotando audacemente oltre i confini imposti dalla società.




















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